Potrebbe sembrare incredibile, ma secondo la scienza i sogni potrebbero rappresentare un vero e proprio scudo contro l’Alzheimer. A sostenerlo è uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Alzheimer’s and Dementia, condotto da un team di ricercatori statunitensi e cinesi.
Il focus della ricerca? La fase REM del sonno, ovvero il momento in cui sogniamo. Secondo gli esperti, la frequenza e il tempismo della fase REM (Rapid Eye Movement) giocano un ruolo cruciale nella prevenzione del morbo di Alzheimer.
Fase REM: perché è importante per la memoria
Durante il sonno attraversiamo diverse fasi, suddivise in sonno non-REM e sonno REM. È proprio nella fase REM che avvengono i sogni. In questo momento il cervello è attivo, il battito cardiaco accelera, gli occhi si muovono rapidamente e, soprattutto, i ricordi vengono consolidati nella memoria a lungo termine.
Uno dei segnali precoci del possibile sviluppo dell’Alzheimer, secondo lo studio, sarebbe il ritardo nell’ingresso nella fase REM. Le persone che impiegano più tempo a raggiungere la fase dei sogni presentano una maggiore alterazione dei processi neurologici coinvolti nell’apprendimento e nella memoria.
REM e Alzheimer
Nel corso della ricerca, i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi:
- Chi raggiungeva rapidamente la fase REM (meno di 98 minuti dopo l’addormentamento)
- Chi invece ci arrivava in ritardo (oltre 193 minuti)
I risultati hanno mostrato che chi entrava più tardi nella fase REM presentava livelli più elevati della proteina tau (fino al 29% in più), una delle principali cause dell’Alzheimer. Inoltre, registravano livelli inferiori del fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), una proteina fondamentale per la salute dei neuroni, ridotta del 39% nei soggetti a rischio.
Secondo il professor Yue Leng, docente di Psichiatria all’Università della California, San Francisco, “un ritardo nella fase REM può causare un aumento dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che a sua volta danneggia l’ippocampo, una delle aree chiave del cervello coinvolte nella memoria”.
Il sonno come alleato nella prevenzione dell’Alzheimer
Questo studio si aggiunge a una crescente quantità di ricerche che collegano qualità del sonno e rischio di Alzheimer. Già nel 2023, un’altra ricerca aveva evidenziato come la mancanza di sonno potesse aumentare significativamente il rischio di sviluppare la malattia.
Il messaggio è chiaro: dormire bene e sognare è fondamentale non solo per il benessere quotidiano, ma anche per proteggere il cervello a lungo termine.
Sogni come prevenzione naturale?
Investire sulla qualità del sonno, in particolare nel favorire un corretto accesso alla fase REM, potrebbe rivelarsi una strategia naturale per prevenire il declino cognitivo e rallentare i processi neurodegenerativi associati all’Alzheimer.
Se ti interessa approfondire come migliorare la qualità del sonno e stimolare la fase REM, continua a seguirci: nei prossimi articoli parleremo di strategie pratiche per dormire meglio e proteggere la memoria.
Fonte: Alzheimer’s Association
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