scienziata che studia in laboratorio alzheimer

La malattia dell’Alzheimer (AD) è causata dall’amiloide-β (Aβ) e dalla tau, due proteine che generano assemblaggi tossici per i neuroni. Tuttavia, non si conoscono nel dettaglio i meccanismi molecolari che inducono l’insorgenza e sostengono la progressione della malattia. Questa mancanza ostacola da sempre lo sviluppo di una terapia di successo. Basti pensare al fatto che negli ultimi 17 anni nessun farmaco per curare l’AD è stato approvato.

In uno studio del 2022 realizzato dai ricercatori della Fondazione IRCSS, in collaborazione con i colleghi dell’istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, si è cercato di andare contro questa tendenza. Utilizzando una scoperta antecedente degli stessi autori (2009) è stata, infatti, sviluppata una nuova strategia per contrastare l’Alzheimer nella sua fase precoce.

LA VARIANTE NATURALE DELLA PROTEINA Aβ

La protagonista è una variante naturale della proteina beta-amiloide, chiamata Aβ A2V. Quest’ultima possiede la capacità di ostacolare l’amilodegenesi, la formazione di filamenti Aβ sottoforma di depositi extracellulari. In questo modo viene bloccata la neurotossicità tipica di questa proteina. L’obiettivo dello studio, partendo da queste scoperte del 2009, si è tramutato in sviluppare una nuova strategia terapeutica per l’AD basata proprio su questa variante. Strategia che è stata analizzata in un modello animale. Ad alcuni topi di 17 settimane con fase precoce della malattia, è stata somministrata per via intranasale la Aβ A2V per quattro settimane. Successivamente sono stati analizzati i risultati.

LA SCOPERTA E I VANTAGGI

La somministrazione della proteina-variante è risultata efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta-amiloide originale. Inoltre, il trattamento non ha indotto alcun effetto collaterale del sistema immunitario, tipico di altre terapie per l’Alzheimer studiate negli ultimi anni. La combinazione di questi fattori rende apparentemente vincente questa strategia terapeutica nella lotta contro l’AD.

La somministrazione dell’Aβ A2V ha portato con sé anche altri vantaggi. Uno dei principali riguarda i costi. Infatti, rispetto ad altri potenziali approcci terapeutici, la proteina-variante utilizzata ha costi di produzione piuttosto bassi. Questo perché l’Aβ A2V deriva da un modello che è già presente in natura.

La strada è sicuramente ancora lunga. Sono necessari ulteriori studi per impostare il programma di trattamento più efficiente ed escludere potenziali effetti collaterali, non emersi nei topi. Tuttavia, si tratta di una delle scoperte più promettenti degli ultimi 17 anni.

 

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