Noci a forma di cervello per indicare l'ictus ischemico e quello emorragico

L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – definisce l’ictus come una perdita di funzione cerebrale a insorgenza rapida, i cui sintomi durano almeno 24 ore e sono attribuibili a cause di natura vascolare. In altre parole, con il termine “ictus” si indica un danno al tessuto cerebrale, dovuto ad un insufficiente afflusso di sangue a un’area del cervello. Si tratta, quindi, di una malattia potenzialmente mortale.

L’ictus, inoltre, è una condizione più comune di quanto si pensi. Solo in Italia, ogni anno, si verificano circa 196.000 casi, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% ricadute. Nel mondo, invece, il numero di persone colpite da questa malattia si aggira attorno ai 17 milioni.

Esistono, tuttavia, varie tipologie di ictus. In base ai meccanismi con cui si verifica l’interruzione dell’apporto di sangue al cervello, infatti, si parla di ictus ischemico o ictus emorragico.

L’ICTUS ISCHEMICO…

Il termine “ischemico” deriva da “ischemia” che, in medicina, indica una riduzione del flusso di sangue in un tessuto od organo. Non è quindi un caso che questa tipologia di ictus si verifichi a seguito del restringimento di un vaso arterioso cerebrale o di un’arteria – come la carotide.

Ma perché accade? Solitamente le cause principali sono ascrivibili a un trombo – coagulo di sangue anomalo ancorato alle pareti interne dei vasi – o un embolo – piccoli coaguli di sangue circolanti. Nel caso in cui si verifichi un trombo, l’ictus ischemico è di tipo trombotico; quando la causa è un embolo, l’ictus è di tipo embolico.

Tra i fattori principali di rischio per l’ictus ischemico figurano l’aterosclerosi, l’ipertensione, il fumo, l’obesità, il diabete mellito, la fibrillazione atriale e l’ipercolesterolemia.

…E QUELLO EMORRAGICO

L’ictus emorragico, invece, si verifica quando un’arteria cerebrale si rompe o perde sangue. In questo modo, non si interrompe soltanto l’apporto di sangue garantito dal vaso coinvolto, ma si provoca anche un’emorragia che esercita una pressione sul tessuto cerebrale. Per questo motivo, l’ictus emorragico è la forma più grave di ictus.

In base a dove ha luogo il fenomeno emorragico, l’ictus correlato può essere di tipo intracerebrale o subaracnoideo. Nel primo caso, l’emorragia si verifica all’interno del cervello e, quindi, si ha una rottura di un’arteria cerebrale che rifornisce l’interno dell’organo. Nel secondo caso, invece, l’emorragia ha luogo sulla superficie del cervello e, quindi, a rompersi è un’arteria cerebrale posizionata sulla superficie del cervello.

Tra i fattori principali di rischio per l’ictus emorragico figurano l’ipertensione cronica, i traumi cerebrali, l’aneurisma cerebrale, le malformazioni artero-venose congenite e l’angiopatia amiloide cerebrale.

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