È il documentario più visto di sempre nei cinema olandesi, ha fatto il giro del mondo e ha toccato il cuore di migliaia di spettatori. Ma perché questo film sta lasciando un segno così profondo? Perché, semplicemente, racconta la demenza in un modo completamente diverso da come siamo abituati a pensarla.
Un film per parlare di demenza e speranza
Tutto è nato da una scelta fuori dal comune: Teun Toebes, oggi 25enne, studente olandese di Infermieristica, ha deciso di trasferirsi a vivere in un reparto chiuso per persone con demenza. Non da operatore sanitario, ma da coinquilino. Tre anni e mezzo vissuti fianco a fianco con gli ospiti di una casa di cura, osservando da vicino come si svolge davvero la quotidianità di chi convive con questa condizione.
Da quell’esperienza è nato un libro, “Coinquilini”, e poi questo film-documentario realizzato insieme al regista Jonathan de Jong: “Human Forever”. Un titolo che è già un manifesto: al centro c’è l’essere umano, non la diagnosi.
Non una fine, ma un nuovo modo di guardare la vita oltre la demenza
“Human Forever” non è l’ennesimo documentario sulla demenza. È un racconto intimo, profondo, ma pieno di speranza. Il messaggio è forte e chiaro: anche con la demenza, si può vivere bene, se cambiamo il nostro modo di vedere e affrontare la malattia.
Non si tratta solo di assistenza sanitaria, ma di relazioni, comunità e ascolto. Non basta “parlare delle” persone con demenza, bisogna iniziare a “parlare con” loro.
Per realizzare il film, il team ha viaggiato in 11 Paesi diversi, visitando oltre 150 strutture in tutto il mondo: dall’Europa all’Africa, dall’Asia al Sud America. Ogni tappa è stata un’occasione per raccogliere esempi positivi, storie vere e approcci alternativi al tema dell’invecchiamento e della fragilità cognitiva.
E anche l’Italia ha il suo spazio nel documentario. Nei titoli di coda compare il Rifugio Re Carlo Alberto, la residenza per anziani specializzata in Alzheimer della Diaconia Valdese, situata sulle colline di Luserna San Giovanni, in provincia di Torino. Un luogo che, pur trovandosi in un contesto che molti definirebbero “periferico”, guarda al mondo e lavora con partner internazionali per introdurre metodologie innovative nella cura della demenza.
In Olanda, “Human Forever” ha generato un vero e proprio movimento: centri di cura che aprono le porte, governi che chiedono consulenze, giovani che cambiano il loro modo di pensare agli anziani. In ogni tappa, il film ha acceso discussioni importanti, con medici, famiglie, amministratori e operatori del settore.
E anche chi guarda il film da spettatore, spesso ne esce trasformato.
Una nuova visione per il futuro dell’assistenza
“Human Forever” non vuole imporre modelli, ma aprire gli occhi su ciò che è possibile. In alcuni Paesi, come Norvegia e Belgio, esistono strutture in cui il rapporto tra personale e residenti è fondato sulla fiducia, dove l’obiettivo non è solo curare, ma rendere felici le persone. E in Africa, sorprendentemente, la demenza non è stigmatizzata, ma affrontata come parte della vita: si aiutano i vicini, si rimane comunità.
La Diaconia Valdese crede fortemente nel valore educativo e sociale di questo documentario. Per questo ha voluto portarlo nel nostro Paese, tradurlo e condividerlo con un pubblico più ampio. L’obiettivo è uno solo: sensibilizzare, ma anche ispirare chi ogni giorno lavora con le persone anziane, chi prende decisioni sulla salute pubblica, e chi si prende cura dei propri cari.
“Human Forever” è molto più di un film. È un invito a guardare con occhi nuovi una realtà che riguarda sempre più famiglie. Ed è anche un messaggio potente: c’è ancora tanta vita, anche nella demenza. Basta saperla vedere.
Fonte: Vita.it
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