L’Alzheimer è una patologia che colpisce non solo la persona, ma anche chi se ne prende cura. Ovvero coloro che vengono definiti “caregiver”.  Prendersi cura di un malato significa intraprendere un percorso  insieme a lui. Ma si può rendere più dolce con comportamenti quotidiani e terapie non farmacologiche. Spesso i pazienti non necessitano di essere ricoverati all’interno di una RSA. Esistono, infatti, alcune valide alternative che permettono la permanenza a casa.

LA CASA COME AMBIENTE PROTETTO

La casa è un luogo sicuro e ricco di stimoli. Diventa una grande risorsa per la persona e per il caregiver. La cosa fondamentale, secondo gli esperti è quella di creare un ambiente accogliente. Anche gli spazi e gli arredi possono curare. Una stanza troppo piena di oggetti può provocare confusione, agitazione e ansia. Al contrario una stanza vuota può causare apatia. L’ideale, per una persona affetta da demenza, è l’alternanza di stimoli e pause.  Le zone arredate vanno mescolate a spazi vuoti e colori contrastanti per aiutare l’orientamento. No a ritratti e specchi che possono agitare. Mentre è importante tenere una luce sempre accesa anche di notte per rassicurare la persona. Fondamentale anche organizzare la giornata, creando delle routine. Avere degli orari stabiliti e delle attività precise, è importante per non alimentare ulteriormente la confusione. E’ necessario poi lasciare che il malato possa svolgere in autonomia quello che riesce come lavarsi, vestirsi o cucinare.

L’IMPORTANZA DELLE TERAPIE NON FARMACOLOGICHE

Esistono comportamenti e terapie non farmacologiche in grado non solo di dare sollievo e interrompere stati di confusione e ansia del malato. Ma sopratutto rallentano il declino cognitivo e funzionale. Alcuni esempi: la doll therapy che, grazie ad una bambola da accudire, favorisce l’attuazione della memoria. Ma anche la musicoterapia che rievoca emozioni e agevola la relazione con il presente.

Importante poi la stimolazione cognitiva. Si tratta di un tipo di intervento che mira a rallentare la progressiva perdita delle funzioni cognitive e sociali. Solitamente eseguita in sessioni di 30 minuti o di 1 ora, è un ottimo modo per migliorare anche l’umore del paziente. L’appuntamento settimanale, da svolgere insieme al terapeuta/educatore o anche solo in compagnia del caregiver, migliora l’umore del malato. Solitamente gli anziani rispondono bene a questo tipo di attività: sono stimolati a fare sempre meglio e tendono ad essere partecipativi e socievoli. L’ausilio del computer, inoltre, più che essere un ostacolo e spesso uno stimolo a fare meglio.

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