Un team di scienziati dell’Università del New Mexico ha sviluppato un vaccino sperimentale contro l’Alzheimer che potrebbe cambiare il modo in cui affrontiamo la malattia. A differenza dei trattamenti attuali che si concentrano sulla proteina beta-amiloide, questa nuova terapia mira direttamente alla proteina tau, una delle principali responsabili del deterioramento cognitivo associato alla malattia.

Il vaccino colpisce la proteina tau

Negli ultimi anni, i farmaci diretti contro la beta-amiloide non hanno portato ai risultati sperati. Invece, numerosi studi hanno evidenziato come l’accumulo anomalo della proteina tau nel cervello sia strettamente legato alla perdita di memoria e alle altre manifestazioni dell’Alzheimer. Per questo motivo, il team guidato dal professor Kiran Bhaskar ha deciso di cambiare bersaglio, sviluppando un vaccino capace di stimolare una risposta immunitaria specifica contro tau.

Test incoraggianti

Il vaccino è stato testato con successo prima su topi transgenici portatori della variante patologica della tau, e successivamente su macachi rhesus, primati che condividono molte caratteristiche del sistema immunitario umano. In entrambi i casi, è stata osservata:

  • una forte produzione di anticorpi specifici contro la tau;
  • una riduzione degli aggregati proteici nelle aree cerebrali colpite;
  • un miglioramento significativo nelle funzioni cognitive, tra cui memoria e capacità di apprendimento.

Prossimo passo: sperimentazione clinica sull’uomo

Per verificare la potenziale efficacia negli esseri umani, i ricercatori hanno testato il siero dei primati vaccinati su campioni di sangue di pazienti con declino cognitivo lieve e su tessuti cerebrali post-mortem di persone con Alzheimer. I risultati hanno confermato che gli anticorpi prodotti erano in grado di riconoscere e legarsi alla forma umana della tau patologica, confermando l’efficacia del vaccino anche in vitro.

Il vaccino si basa su una tecnologia innovativa che utilizza particelle simili a virus (VLP), in grado di attivare il sistema immunitario senza introdurre materiale genetico né sostanze adiuvanti. Questo approccio, messo a punto dagli scienziati Bryce Chackerian e David Peabody, garantisce una maggiore sicurezza e tollerabilità del trattamento, rendendolo ideale per applicazioni cliniche future.

Il team di ricerca è ora impegnato nella raccolta di fondi e nell’ottenimento delle autorizzazioni regolatorie per iniziare la fase 1 dei test clinici su esseri umani. Come ha spiegato la ricercatrice Nicole Maphis, il passaggio alla sperimentazione umana è fondamentale, perché i topi non replicano fedelmente la risposta immunitaria umana, mentre i primati offrono un modello più realistico.

Se i risultati dei trial clinici confermeranno quanto osservato negli animali, questo vaccino potrebbe rappresentare una svolta preventiva e terapeutica per milioni di persone a rischio di Alzheimer. Una terapia personalizzata e sicura, in grado di bloccare la malattia nelle sue fasi iniziali, potrebbe finalmente diventare realtà.

FonteLa Repubblica

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