La demenza a corpi di Lewy (DLB), è la seconda forma di demenza più diffusa dopo l’Alzheimer, ma resta ancora oggi una delle meno diagnosticate e spesso confusa con altre patologie neurodegenerative come il Parkinson. La DLB in Italia interessa circa 200.000 persone, molte delle quali non sanno nemmeno di esserne affette.
Oggi però, la diagnosi precoce potrebbe diventare più semplice grazie a una scoperta tutta italiana: due biomarcatori rilevabili nella saliva che possono aiutare a distinguere questa forma di demenza da altre patologie simili. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l’Università Campus Bio-Medico, è stato pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease.
Che cos’è la demenza a corpi di Lewy (DLB)?
La DLB è una forma di demenza neurodegenerativa che si colloca, per incidenza, subito dopo l’Alzheimer. È caratterizzata da fluttuazioni cognitive, sintomi simili al Parkinson, allucinazioni visive e disturbi del sonno REM.
Una delle sue particolarità è proprio la combinazione di sintomi cognitivi e motori: al contrario del Parkinson, dove i disturbi motori precedono quelli cognitivi, nella DLB entrambi si manifestano quasi contemporaneamente. Questo rende la diagnosi particolarmente complessa: oltre l’80% dei casi viene inizialmente confuso con Alzheimer o Parkinson, con conseguenti terapie non adeguate e spesso dannose.
La scoperta dei biomarcatori nella saliva: una svolta per la diagnosi
Lo studio guidato dal professor Giuseppe Bruno, neurologo della Sapienza, e dalla collega Fabrizia D’Antonio, ha individuato due biomarcatori salivari fondamentali:
- Alfa-sinucleina oligomerica
- Proteina tau fosforilata (ps199-tau)
Queste molecole, già note per il loro coinvolgimento nei processi neurodegenerativi, sono state trovate in concentrazioni significativamente diverse nei pazienti affetti da DLB rispetto a quelli con Alzheimer, Parkinson o soggetti sani.
I pazienti con DLB presentano livelli più elevati di alfa-sinucleina oligomerica rispetto a quelli con Alzheimer mentre le differenze nei livelli di proteina tau fosforilata aiutano a distinguere la DLB dal Parkinson.
Attualmente, la diagnosi di demenza a corpi di Lewy è spesso tardiva e imprecisa, e questo porta a prescrizioni farmacologiche errate. I pazienti rischiano di ricevere terapie Parkinson-specifiche o sedativi che peggiorano i sintomi, provocando allucinazioni, agitazione o disturbi motori.
Grazie a questi nuovi biomarcatori basta un prelievo di saliva per ottenere indizi chiari sulla natura della patologia. Si potranno inoltre impostare terapie più mirate e personalizzate, riducendo effetti collaterali e sarà possibile effettuare screening più rapidi e accessibili, anche in fase iniziale.
Sintomi da non sottovalutare della Demenza a copi di Lewy
Come sottolinea il professor Bruno, tra i segnali che dovrebbero far sospettare una possibile DLB ci sono:
- Disturbi del sonno REM, sogni vividi o movimenti inconsulti notturni
- Allucinazioni visive frequenti
- Fluttuazioni cognitive (giornate buone alternate a momenti di confusione)
- Rallentamento motorio, instabilità posturale, tremori lievi
- Ansia e depressione non spiegabili da altri fattori neurologici
Una nuova prospettiva per la diagnosi delle demenze
Questa scoperta rappresenta un passo fondamentale verso una medicina più precisa, accessibile e personalizzata. Come conclude Bruno:
“Oggi la scienza deve puntare su strumenti semplici ed economici, come l’analisi della saliva, per migliorare diagnosi e terapie. Siamo solo all’inizio, ma questa scoperta apre la strada a nuovi traguardi nella cura delle demenze.”
Con circa 200.000 casi in Italia, la demenza a corpi di Lewy è una patologia ancora poco conosciuta, ma che può finalmente contare su strumenti diagnostici più efficaci. L’uso di biomarcatori salivari promette di cambiare il futuro della diagnosi precoce, migliorando la qualità della vita di migliaia di pazienti.
Fonte: La Repubblica
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