Vaso contenente un albero-cervello.

I sintomi del Morbo di Parkinson sono in prevalenza riconducibili a una carenza di dopamina, causata dalla progressiva morte dei neuroni. Nel momento in cui si raggiunge una perdita del 60% di questa sostanza, iniziano a manifestarsi sintomi quali tremori, rigidità e lentezza nei movimenti.

Per sopperire a questa mancanza, i neurologi prescrivono una serie di farmaci che, se utilizzati in eccesso, provocano difficoltà nella gestione delle pulsioni. In questo caso si parla di disturbo del controllo degli impulsi, descritto come un’incapacità di resistere alla tentazione di compiere un atto nocivo per sé stessi o per gli altri.

I COMPORTAMENTI COMPULSIVI

Per quanto riguarda il Morbo di Parkinson, il comportamento compulsivo si manifesta sotto forma di gioco d’azzardo o ipersessualità negli uomini, e shopping compulsivo o disturbi alimentari nelle donne. Secondo una ricerca pubblicata nel 2016, il 45% delle persone affette da Parkinson che utilizza medicinali dopaminergici ha difficoltà nel gestire le pulsioni. I pazienti che subiscono questo tipo di alterazioni comportamentali non hanno consapevolezza di quanto gli accade e ne sottovalutano la gravità.

I farmaci che aumentano la probabilità di sviluppare un comportamento compulsivo sono a base, oltre alla dopamina, di pramipexolo e ropinarolo. Si tratta di medicinali indispensabili per la malattia, in quanto, contribuiscono alla riduzione dei tremori. Optare per una sostituzione, una riduzione o una sospensione del farmaco non è sempre un’opzione accettata dai pazienti. Infatti, oltre a provocare un peggioramento dei sintomi fisici, alcuni pazienti sviluppano una dipendenza, molto simile a quella che accade con le sostanze stupefacenti.

LA GESTIONE DEI DISTURBI

Se la sospensione dei farmaci contenenti dopamina non è una soluzione, come è possibile gestire i comportamenti compulsivi? In primis è importante avvisare i caregiver della situazione. In questo modo non solo sono in grado di riferire eventuali comportamenti inusuali, ma anche apporre alcune limitazioni – come bloccare il conto in banca o l’utilizzo di Internet.

In secondo luogo, è possibile applicare un trattamento alternativo, andando ad agire non sui medicinali contenenti dopamina, ma sui sintomi compulsivi.  Per esempio, attraverso l’associazione di farmaci come antidepressivi, antipsicotici o antiepilettici.

Infine, è possibile utilizzare la terapia cognitivo-comportamentale – che si propone di individuare i pensieri ricorrenti e sostituire gli schemi disfunzionali di ragionamento – e la stimolazione cerebrale profonda (DBS) – il trattamento chirurgico volto a ridurre i sintomi motori debilitanti.

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