Quando si parla di Alzheimer, si è soliti pensare ad un’unica patologia. Da anni, però, i medici si erano resi conto di quanto la malattia si presentasse diversamente da persona a persona. Per questo motivo era sorto il sospetto che l’Alzheimer potesse avere delle forme differenti.

LA SCOPERTA IN AMERICA

Da questo sospetto, un’équipe di ricercatori americani, ha dato il via ad una serie di studi e approfondimenti. Analizzando gli accumuli di una proteina nel cervello dei malati di Alzheimer, ha scoperto che potrebbero esistere diverse tipologie di demenza. In particolare, la variabilità è stata riscontrata nelle caratteristiche degli ammassi della proteina beta-amiloide, la proteina tipica della patologia.

In particolare, si è analizzato il modo in cui la proteina si auto-assembla in fibre proteiche, chiamate fibrillenel cervello delle persone che presentano il morbo. Il team di ricercatori dei National Institutes of Health (Nih) negli Stati Uniti, ha scoperto che queste fibrille, si possono intendere associate a diversi sottotipi della malattia.

La ricerca è riuscita a identificare 3 forme di Alzheimerforma tipica, atrofia corticale posteriore e rapida progressiva. Il team è così riuscito a dimostrare che le fibrille all’interno dei campioni di tessuto avevano una struttura specifica per quelli della forma tipica e atrofia corticale posteriore, suggerendo, quindi, come la presenza di queste strutture potrebbe essere un ottimo indicatore di questi due sottotipi. Coloro che erano, invece, affetti dalla forma rapida progressiva della malattia, presentavano un gran numero di strutture differenti, rendendo così molto più difficile l’identificazione del sottotipo, poiché non c’è una vera e propria struttura specifica.

LE IMPLICAZIONI PER IL FUTURO

I risultati del nuovo studio, hanno sicuramente alcune implicazioni molto positive. In futuro i medici potranno, grazie a queste indicazioni, identificare in maniera più accurata i diversi sottotipi della malattia. Partendo dall’analisi dei campioni di tessuto dei pazienti con Alzheimer e riuscendo ad individuare quale delle 3 forme è presente, potranno intraprendere il trattamento più adatto. In questo modo le cure potranno essere maggiormente specifici e personalizzati. Ogni gruppo di pazienti potrà avere un trattamento dedicato.

Sicuramente serviranno studi più ampi con un maggior numero di pazienti, ma in ogni caso questa scoperta rimane un grande passo in avanti per la comprensione della malattia.

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