Studio dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano

Grazie all’aiuto delle nanoparticelle lipidiche solide (SLN), capaci di oltrepassare la barriera ematoencefalica (BEE), è stato possibile bersagliare le placche amiloidi accumulate a livello cerebrale. L’indagine, coordinata dal Prof. Masserini e pubblicata su The Journal of Neuroscience, è stata eseguita sui cervelli di topi ai quali è stata indotta la Mattia di Alzheimer.

 

 

nanoproiettili

Cervello di topo con Alzheimer trattato con nanoparticelle (a sinistra) e non trattato (a destra).

 

I “nanoproiettili”, denominati Amyposomes, sono stati ingegnerizzati dai ricercatori italiani nell’ambito del Progetto Europeo NAD (Nanoparticles for therapy and diagnosis of Alzheimer Disease). I risultati, osservati attraverso tomografia a emissione di positroni (PET) dagli scienziati dell’Università di Turku in Finlandia, hanno mostrato nei topi, dopo solo tre settimane dall’inizio del trattamento, la rimozione delle placche dall’encefalo e lo smaltimento della proteina tossica tramite fegato e milza, con conseguente freno della progressione della malattia.

I dati osservati risultano essere molto promettenti, anche se per ora solo sul modello animale. Se in futuro questi risultati saranno verificati nell’uomo, il trattamento, abbinato ad una diagnosi precoce, potrebbe permettere ai malati di Alzheimer di condurre una vita pressoché normale.

 

Beatrice

http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/13_maggio_28/nano-capsule-contro-i-tumori_e51b1832-c7c7-11e2-803a-93f4eea1f9ad.shtml

 

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