L’ictus cerebrale, come visto in un precedente articolo, è un’interruzione dell’apporto di sangue in un’area del cervello e può essere ischemico o emorragico. Vi sono tuttavia diversi dubbi in merito a questa patologia. Quali sono quindi le domande più gettonate sull’ictus?

LE DIECI DOMANDE PIÙ FREQUENTI SULL’ICTUS

  1. Chi viene colpito dall’ictus?

L’ictus può colpire chiunque. Tuttavia, è più comune nelle donne; l’età media è di circa 75 anni, ma il 25 % delle persone colpite ha meno di 65 anni.

  1. Come ci si accorge che è in atto un ictus?

I campanelli d’allarme a cui bisogna prestare attenzione sono: debolezza, insensibilità o formicolio del volto o degli arti in un lato del corpo; difficoltà a esprimersi o a capire qualcuno che sta parlando; cecità improvvisa o visione doppia da un solo occhio; sensazione di vertigine con sbandamento o cadute; mal di testa insolito e molto forte.

  1. Quali conseguenze sulla salute comporta?

Le conseguenze dipendono dalla parte del cervello danneggiata. Si possono riscontrare: paralisi degli arti o del volto di un lato del corpo, difficoltà a camminare, disturbi della sensibilità alla temperatura o al contatto sul corpo, disturbi della vista, disturbi del linguaggio e della comprensione, disturbi della percezione e della memoria, difficoltà nella deglutizione e alterazioni dell’umore.

  1. Come si cura?

È indispensabile intervenire tempestivamente e il trattamento può essere chirurgico o farmacologico. In seguito, è fondamentale procedere con la neuroriabilitazione per recuperare le funzioni compromesse.

  1. Qual è il tasso di sopravvivenza?

Dipende dalla gravità della lesione e dalla tempestività del trattamento. Un ictus emorragico è mortale nel 40-50% dei casi, mentre un ictus ischemico dà una possibilità di sopravvivenza pari a circa il 75-85%.

  1. Quanto è diffuso l’ictus?

In Italia l’ictus rappresenta la terza causa di morte e la prima causa di invalidità. I casi sono circa 200.000 ogni anno, mentre nel mondo sono circa 15 milioni.

  1. Quali fattori aumentano il rischio di essere colpiti dall’ictus?

Tra i fattori che aumentano l’esposizione al rischio di ictus troviamo: ipertensione, malattie cardiache, diabete, obesità, ipercolesterolemia, sedentarietà, sindrome dell’apnea del sonno, fumo e abuso di alcol (fattori su cui è possibile intervenire); ma anche sesso, età ed ereditarietà (fattori non modificabili).

  1. È possibile prevenire l’ictus?

Sì, adottando un corretto e sano stile di vita e trattando adeguatamente, laddove presenti, le malattie che aumentano il rischio di ictus (cardiopatie, diabete e ipertensione). È necessario seguire una dieta iposodica, equilibrata e non ipercalorica, accompagnata da una regolare attività fisica, dalla limitazione del consumo di alcol e dall’astensione dal fumo e dalle sostanze stupefacenti.

  1. L’ictus è ereditario?

Sebbene casi di ictus in famiglia aumentino la probabilità di esserne colpiti, si ritiene che ciò accada in quanto sono i fattori di rischio (come la pressione alta e il diabete) ad essere ereditari.

  1. Ictus e attacco ischemico transitorio sono la stessa cosa?

L’attacco ischemico transitorio (TIA), detto anche “mini ictus”, è un’improvvisa e temporanea alterazione del flusso sanguigno che ostacola la normale irrorazione del cervello e dà gli stessi sintomi dell’ictus. Non va sottovalutato o trascurato perché in un caso su tre precede un ictus vero e proprio.

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