Dettaglio occhi

Un famoso detto recita “gli occhi sono lo specchio dell’anima” dal momento che, al loro interno, vengono riflesse le nostre emozioni. Ma non tutti sanno che gli occhi rivelano anche una quantità impressionante di informazioni sulla salute del corpo. Non è infatti un caso che molti esperti del settore considerino quest’organo come una finestra che affaccia direttamente sul nostro organismo.

Grazie a strumenti come l’OCT – Tomografia a Coerenza Ottica – è possibile ottenere, in maniera non invasiva, immagini ad alta risoluzione della retina. In questo modo, rintracciare informazioni nascoste nel nostro corpo, appare molto più facile. Anche quando si tratta di una malattia delicata come il Parkinson.

LA PREVISIONE DEL PARKINSON DALLA RETINA

Un team di scienziati proveniente dall’University College London e dal Moorfields Eye Hospital ha fatto una scoperta incredibile. È stato, infatti, osservato come lo spessore ridotto dello strato nucleare interno (INL) e dello strato plessiforme delle cellule gangliari (GCIPL) della retina possono essere dei potenziali biomarcatori predittivi del Parkinson.

I ricercatori, per giungere a questa conclusione, hanno preso in esame i dati oftalmici contenuti in due ampi database. Il primo – AlzEye – contenente informazioni sanitarie di oltre 150.000 persone di età superiore a 40 anni. Il secondo – UK Biobank – in cui 67.000 volontari di età compresa tra 40 e 69 anni si sono sottoposti a scansioni della retina.

Partendo dai database, i ricercatori hanno eseguito su alcuni componenti una serie di scansioni oculari, con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale. Ciò che è emerso è come la maggior parte di coloro che avevano sviluppato il Parkinson nel 7 anni precedenti, avessero una riduzione dello strato INL e di quello GCIPL.

PROSPETTIVE FUTURE

Dallo studio sono, quindi, emersi i due principali marker della malattia. Individuarli prima che i sintomi emergano significa che, in futuro, le persone potrebbero avere il tempo di apportare cambiamenti al proprio stile di vita per prevenire il Parkinson. Non solo, ma i medici potrebbero permettere di ritardare l’insorgenza e l’impatto di disturbi neurodegenerativi.

Va però specificato che con questo metodo non è possibile avere la certezza che il paziente svilupperà la malattia, ma può essere utilizzato solo come pre-screening per valutare il rischio.

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