Riconoscere l’Alzheimer nelle sue fasi iniziali è fondamentale per garantire ai pazienti percorsi di cura più efficaci e sereni. Secondo un’indagine IPSOS commissionata da Lilly, l’83% dei neurologi italiani considera la diagnosi precoce Alzheimer decisiva. Tuttavia, meno del 20% dei pazienti riceve oggi una diagnosi tempestiva, evidenziando un divario importante tra le aspettative degli specialisti e la realtà clinica.

Questo gap è legato in parte allo stigma che ancora circonda la malattia. Il 97% dei neurologi intervistati segnala che pazienti e famiglie tendono a nascondere o minimizzare i sintomi iniziali, come difficoltà di memoria o cambiamenti nel comportamento. Superare questo stigma è un passo cruciale per favorire l’accesso precoce alla diagnosi e alle cure, migliorando così la qualità di vita di chi è colpito e dei loro caregiver.

Nuove tecnologie a supporto della diagnosi precoce Alzheimer

L’innovazione diagnostica rappresenta una leva fondamentale per migliorare la tempestività della diagnosi. L’85% dei neurologi intervistati ritiene indispensabile integrare nella pratica clinica strumenti innovativi, tra cui i biomarcatori plasmatici, che permettono di individuare la malattia già nelle fasi di declino cognitivo lieve (MCI).

I biomarcatori, insieme a test cognitivi più avanzati e imaging cerebrale, possono ridurre il rischio di diagnosi tardive e consentire un intervento precoce. Come sottolinea il neurologo Federico Massa, “integrare nuove tecnologie diagnostiche nella pratica clinica aiuta non solo a anticipare la diagnosi, ma anche a costruire percorsi di cura più ordinati e personalizzati per ciascun paziente”.

Il ruolo dei medici di base nell’intercettare i primi sintomi

La diagnosi precoce Alzheimer non dipende solo dai neurologi: anche la medicina di base gioca un ruolo fondamentale. Il 75% degli specialisti intervistati indica la necessità di un approccio più proattivo da parte dei medici di famiglia, che possono intercettare i primi segnali di decadimento cognitivo e indirizzare i pazienti verso centri specializzati.

Educazione, formazione e sensibilizzazione dei medici di base sono quindi essenziali. La collaborazione tra medicina territoriale e centri specialistici permette di ridurre i tempi di diagnosi e di avviare trattamenti mirati prima che la malattia progredisca, migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti.

Diagnosi precoce Alzheimer e accesso equo alle cure

Una diagnosi precoce è efficace solo se accompagnata da un accesso tempestivo ed equo alle terapie. Patrizia Spadin, presidente dell’Associazione Italiana Malattia di Alzheimer, sottolinea che garantire equità di accesso significa anche ridurre i costi sociali e alleviare il peso sulle famiglie.

L’indagine rivela che molti neurologi percepiscono ancora disparità tra Paesi europei nell’accesso ai farmaci innovativi. La metà degli intervistati segnala che il processo di approvazione dei farmaci in Italia è più lento rispetto ad altri Paesi, limitando la possibilità di offrire cure avanzate. Superare questi ostacoli è cruciale per assicurare che la diagnosi precoce Alzheimer si traduca concretamente in migliori percorsi di trattamento.

Innovazione farmaceutica e qualità di vita dei pazienti

L’innovazione farmacologica può avere un impatto rilevante sulla vita di chi è colpito dalla malattia e dei loro caregiver: il 73% dei neurologi intervistati ritiene che nuove terapie possano migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Non si tratta solo di farmaci, ma anche di nuovi approcci terapeutici combinati con strategie di supporto psicologico e sociale. Il coinvolgimento attivo delle famiglie, insieme a percorsi di riabilitazione cognitiva, può ridurre il carico emotivo e migliorare il benessere complessivo.

Superare lo stigma e costruire consapevolezza

Riconoscere precocemente i sintomi significa anche affrontare e superare lo stigma. Dare un nome alla malattia, spiega Andrea Arighi, direttore della SSD Malattie Neurodegenerative, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, “è il primo passo per non restare soli e per costruire un percorso di cura chiaro e sereno insieme a pazienti e famiglie”.

L’educazione, la formazione e la comunicazione chiara tra operatori sanitari, pazienti e caregiver sono fondamentali per creare una cultura della prevenzione e del riconoscimento precoce dei sintomi.

Verso un futuro più inclusivo e innovativo

L’indagine evidenzia chiaramente la necessità di accelerare l’innovazione in Europa, riducendo il divario tra normative e pratica clinica. Accesso equo, diagnosi tempestiva e terapie innovative rappresentano i tre pilastri per migliorare la gestione dell’Alzheimer.

Come conclude Elias Khalil, Presidente e Amministratore Delegato di Lilly Italy Hub: “È il momento di trasformare l’assistenza per l’Alzheimer, combinando diagnosi precoce, innovazione e superamento dello stigma. Così possiamo offrire nuove prospettive a milioni di europei e alle loro famiglie”.

FonteQuotidiano Sanità

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