Una persona anziana e una persona più giovane che si tengono per mano. L'importanza di aiutare nel caso di apatia

La parola apatia deriva dal greco “pathos” – che indica emozione – e dal prefisso di negazione “a” – che indica senza. Da qui, il suo significato letterale: senza emozione. Si tratta, infatti, di una condizione psicologica caratterizzata dall’assenza di reazioni emotive davanti agli eventi della vita, e da una riduzione di qualsiasi tipo di interesse.

Il soggetto apatico tende a ritirarsi in sé stesso, riducendo i rapporti sociali e interpersonali al minimo indispensabile. Inoltre, propende per un’indifferenza totale delle novità e verso una scarsa preoccupazione della propria salute.

L’apatia è un disturbo che si può riscontrare anche nel Morbo di Parkinson, con una prevalenza compresa tra il 20 e il 40%. Saperlo trattare e distinguerlo da altre malattie psicologiche – come la depressione – è di vitale importanza.

L’APATIA NEL MORBO DI PARKINSON

L’apatia nel Morbo di Parkinson si manifesta principalmente in tre forme differenti:

  • Cognitiva: perdita di interesse o di curiosità verso le novità
  • Emotiva: mancanza di passione o reazione nei confronti di situazioni che dovrebbero provocare un’emozione
  • Comportamentale: difficoltà ad iniziare un’attività o necessità di essere stimolati da terzi per portare a termine un compito

Uno studio ha dimostrato come i parkinsoniani affetti da apatia tendano a non manifestare alcun hobby o passione, se non quella di isolarsi e guardare la televisione. Inoltre, questa condizione psicologica può ridurre la motivazione a prendersi cura di sé stessi, come non assumere le medicine con la giusta costanza.

Ma l’apatia può rappresentare un problema anche per coloro che si prendono cura del malato. Spesso, infatti, i caregiver sono sottoposti a stress perché confondono la malattia con pigrizia e ostentazione.

LA DISTINZIONE CON LA DEPRESSIONE

Fino a pochi anni fa l’apatia veniva considerata come una manifestazione di depressione. Oggi questi due disturbi vengono classificati in maniera distinta, seppur con alcune caratteristiche che si sovrappongono.

È però di vitale importanza che il personale sanitario e i caregiver siano in grado di distinguere i segnali dell’apatia da quelli della depressione. L’assunzione di farmaci sbagliati, infatti, può aggravare ulteriormente la malattia.

Come distinguerla quindi? Ci sono due strade possibili:

  1. Attraverso l’osservazione. La tristezza, il senso di colpa o il dichiararsi senza speranze sono sintomi affini alla depressione. La mancanza di interesse e di entusiasmo, sono caratteristici dell’apatia.
  2. Attraverso i test. I più utilizzati attualmente sono la Scala dell’Apatia – un questionario da auto-compilare – e la Lille Apathy Rating Scale – un’intervista da parte dell’operatore sanitario.

COSA FARE PER COMBATTERE L’APATIA?

Una volta diagnosticata correttamente la malattia è essenziale agire il prima possibile. La prescrizione di farmaci ansiolitici è sicuramente il primo passo, purché questi siano compatibili con quelli anti-parkinsoniani. Secondo uno studio, i migliori da questo punto di vista sono quelli che contengono il pramipexolo.

Per quanto riguarda. Invece, gli approcci non farmacologici, una paziente con il Parkinson può trovare sollievo tramite la danza-terapia, la musico-terapia, attività sportive o sfide cognitive come giochi computerizzati o parole crociate.

Lato caregiver è importante fornire sempre feedback positivi quando gli obiettivi vengono raggiunti e non innervosirsi quando ci sono battute d’arresto.

 

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