L’ictus ogni anno colpisce circa 200 mila persone in Italia. Un numero molto elevato e destinato a crescere, soprattutto a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione. In realtà, a essere colpiti sono anche i più giovani, vittime di abuso di alcool e stupefacenti. Rappresenta una tra le prime cause di morte in Europa, la seconda causa di deficit cognitivo e in assoluto la prima causa di disabilità a lungo termine.

Nel nostro Paese ogni anno si registrano almeno 100.000 nuovi ricoveri dovuti all’ictus cerebrale.  Circa un terzo delle persone colpite non sopravvive ad un anno dall’evento, mentre un altro terzo sopravvive con una significativa invalidità. Le persone che hanno avuto un ictus e sono sopravvissute, con esiti più o meno invalidanti, sono oggi circa 940.000. 

Sono i dati che emergono dal “Rapporto sull’ictus in Italia”, pubblicato nel 2018 che fotografa la situazione nel nostro paese. Situazione che è importante anche dal punto di vista dell’impatto sociale ed economico. L’impegno per il Sistema Sanitario Nazionale è molto elevato. Sia nella fase acuta che nella presa in carico della cronicità.

Si stima che i costi diretti ammontino a 16 miliardi di euro, ai quali si uniscono circa 5 miliardi di euro in termini di costi indiretti, calcolati principalmente come perdita di produttività.

PROMUOVERE LA PREVENZIONE E LA FORMAZIONE

In questo contesto è fondamentale promuovere la prevenzione come arma vincente contro l’infarto celebrale. Nella maggior parte dei casi, infatti, si può giocare in anticipo. Secondo le stime, l’80% degli ictus si può prevenire, seguendo semplici norme di vita sana. L’alimentazione corretta, l’astensione dal fumo e la regolare attività fisica sono, come sempre, necessari per scongiurare il rischio.

Ma anche la formazione è una tematica sempre più importante quando si parla di questa patologia. Solo un terzo delle persone è consapevole di essere colpito da ictus. E la maggior parte non conosce i segni o i sintomi del danno celebrale. Risulta fondamentale informare i cittadini e le istituzioni. La parola chiave infatti è tempestività. Studi dimostrano che, se tempestivamente somministrato, un farmaco trombolitico, entro le prime 4 ore e mezza riesce spesso a migliorare di molto la prognosi.

L’IMPORTANZA DELLA RIABILITAZIONE

Se un ictus o una lesione cerebrale danneggiano ma non distruggono il tessuto cerebrale, il tessuto può gradualmente ripristinare la sua funzionalità. Il recupero può richiedere un periodo compreso fra 6 mesi e diversi anni, ma la riabilitazione può accelerare questo processo e renderlo più completo.

Una valutazione dettagliata del paziente, che comprenda i test psicologici, aiuta l’équipe di riabilitazione a identificare il tipo e la gravità del danno. Fondamentale è creare una terapia assolutamente personalizzata per il singolo paziente.

Ovviamente il termine riabilitazione è da intendere in senso ampio. Sia a livello fisico e muscolare, sia a livello cognitivo. La riabilitazione cognitiva, infatti, pur essendo un processo molto lento, può dare risultati considerevoli. Gli obiettivi sono di riallineare il cervello e insegnare metodi di compensazione delle funzioni alterate. Solo così si andranno a mitigare alcuni disturbi come l’afasia (disturbo del linguaggio), disturbi della percezione e della memoria.

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