Donna che tiene in mano una sveglia ad indicare la menopausa

Le donne sono colpite dall’Alzheimer nel 70% dei suoi casi. La ragione principale riguarda l’aspettativa di vita maggiore del genere femminile: con l’avanzare dell’età, infatti, aumenta anche il rischio di sviluppare una demenza. Non meno importante, è, però, il fattore genetico. Diversi studi hanno dimostrato come le variazioni ormonali legate alla menopausa producano una perdita di estrogeni che accrescono l’infiammazione al cervello. Questo aumenta le probabilità di sviluppare una demenza.

In quest’ultimo caso, però, una terapia ormonale sostitutiva – il trattamento più efficace per i sintomi della menopausa – può rappresentare un valido aiuto. È quanto scoperto in uno studio condotto dall’Università delle Scienze e della Salute in Arizona.

L’AIUTO DALLA TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA DELLA MENOPAUSA

I ricercatori hanno esaminato più di 400.000 donne di età pari o superiore a 45 anni. Caratteristica comune: la menopausa. In particolare, hanno esaminato gli effetti dei singoli farmaci della terapia ormonale, inclusi estrogeni e progestinici. Inoltre, hanno valutato anche il tipo di somministrazione – orale o transcutaneo – e la sua durata.

Ciò che è emerso è come la terapia ormonale abbia ridotto del 79% le probabilità di sviluppare l’Alzheimer e del 77% di sviluppare malattie neurodegenerative. Più nello specifico, l’uso degli steroidi naturali – estradiolo e progesterone – ha comportato una maggiore riduzione del rischio di demenza rispetto agli ormoni sintetici.

Una notevole differenza è stata riscontrata anche tra le terapie orali e transcutanee: nel primo caso si è registrata una riduzione delle malattie neurodegenerative in generale, nel secondo caso della demenza. Dal punto di vista della durata, invece, i ricercatori hanno notato un sostanziale divario tra Alzheimer, demenze e Parkinson. Nel caso dell’Alzheimer, infatti, le terapie più funzionanti sono quelle che hanno una durata pari o superiore all’anno. Nel caso delle altre demenze e del Parkinson, la durata ottimale è inferiore all’anno.

Ciò che, però, deve essere specificato è che la terapia ormonale sostitutiva non è un trattamento e non inverte la malattia. Il suo principale scopo nella lotta contro le malattie neurodegenerative è quello di prevenire, mantenendo il cervello sano.

LO STUDIO SU MENOPAUSE

Non tutti gli studi concordano sul ruolo protettivo degli ormoni. Un esempio è rappresentato da una ricerca pubblicata su Menopause, durata oltre 25 anni. Quest’ultima ha dimostrato come un’esposizione più lunga agli estrogeni della terapia sia collegata a livelli più elevati di biomarcatori della malattia di Alzheimer

Questo studio ha fatto sorgere nuovi dubbi per cui è diventato essenziale eseguire un trial clinico di almeno 5 anni. Diversamente non sapremo mai se e quanto ipotizzato nello studio in Arizona abbia o meno un valido futuro nella lotta contro le malattie neurodegenerative.

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