Smartphone appoggiato ad un pc su un tavolo

Gli smartphone possono essere considerati come una sorta di hard disk esterno della mente nel quale registrare dati. Il nostro cervello e questi dispositivi, infatti, formano una complessa rete di informazioni fin dagli anni 2000. La recente pandemia ha accelerato questo meccanismo, rendendoci sempre più connessi.

Planner, calendari, avvisi o e-mail sono solo alcuni dei nuovi aiuti che le tecnologie ci forniscono per organizzare la nostra vita. In questo modo, abbiamo tutto a portata di mano e dimenticare un appuntamento o un compleanno risulta sempre più difficile.

Se da un lato i vantaggi sono chiari, le problematiche di questa iperconnessione non si fanno attendere, soprattutto per quanto riguarda la nostra memoria.

CHI PARLA DI VANTAGGI VS…

I neuroscienziati, in realtà, sono divisi: c’è chi sostiene che lo smartphone non rovini la nostra memoria, ma anzi sia un valido aiuto per migliorarla, e chi ha dimostrato che non è così. A sostengo della prima tesi c’è il neuroscienziato Chris Bridè che ricorda di come l’essere umano abbia sempre avuto la tendenza a scaricare le informazioni su dispositivi esterni quali quaderni o block notes. Segnare dati secondari come compleanni o riunioni, secondo Bridè, è fondamentale perché ci permette di concentrarci sulle cose più importanti.

Catherine Prince, invece, ha spesso sottolineato come il nostro cervello non sia in grado di svolgere più attività in contemporanea. In ogni momento in cui il multitasking sembra avere successo, è perché in realtà uno dei compiti non era cognitivamente impegnativo. Da questo punto di vista, utilizzare dispositivi elettronici come aiuto al multitasking, risulta essenziale. L’unico accorgimento da tenere a mente quando si utilizzano è quello di interagirci nel modo corretto. Un utilizzo errato, infatti, può compromettere la nostra memoria.

…CHI PARLA DI SVANTAGGI

Barbare Sahakian, invece, ha condotto un test nel 2010 per dimostrare come gli smartphone non solo rovinino la nostra memoria ma abbiano un potere distraente. Per l’esperimento sono stati creati tre gruppi distinti di soggetti a cui è stato sottoposto un breve testo da leggere. Al primo gruppo è stato inviato un messaggio istantaneo subito prima di iniziare la lettura, al secondo nel mezzo, mentre il terzo non ha ricevuto nulla. Le persone del secondo gruppo sono stati quelli che, a fine test, ricordavano meno del brano letto.

Oliver Hardt, che studia neurobiologia alla McGill University di Montreal, ha dimostrato che meno la memoria viene stimolata, più si rovina e più vi è la tendenza ad utilizzare dispositivi elettronici come supporto. Si tratta, quindi di un circolo vizioso.

E IL FUTURO?

Appare quindi chiaro che ci sono ancora pareri e ricerche contrastanti sull’argomento. Una cosa però è certa: smartphone e altri dispositivi simili possono rappresentare un valido aiuto se usati nella maniera giusta. Tocca quindi a noi prenderci cura della futura salute mentale.

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