Uomo che tiene in mano un punto interrogativo per indicare le domande sulla demenza

In un precedente articolo sono state raccolte alcune delle domande più comuni sulla demenza. Dal momento che, però, questa malattia è molto complessa, abbiamo deciso di proporvi un secondo articolo sull’argomento. Conoscere a 360° la malattia, infatti, è fondamentale per affrontarla al meglio.

LE DOMANDE PIU’ COMUNI SULLA DEMENZA

  1. Cosa prova un malato di demenza?

Questa domanda è sicuramente una delle più complesse, dal momento che ognuno affronta la malattia in modo differente. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, chi soffre di demenza ha difficoltà di linguaggio, riduzione del senso del tatto e della percezione della profondità, perdita della visione periferica e difficoltà di concentrazione. Per questo motivo, le principali emozioni che sperimenta sono senso di inadeguatezza, confusione, rabbia, frustrazione, timore e ansia.

  1. Quali sono le possibilità terapeutiche?

A oggi non esistono farmaci in grado di guarire la demenza, ma solo di rallentarne il naturale decorso. Al fine di preservare il più possibile la qualità della vita e alleviare i disturbi che comporta, il medico può prescrivere una serie di terapie farmacologiche e/o psico-sociali. Da quest’ultimo punto di vista, la riabilitazione cognitiva è uno degli outcome principali, affiancata dalla logopedia, dall’assistenza psicologica e da pratiche come arteterapia o musicoterapia.

  1. Perché non esiste nessun farmaco per curare le demenze?

Come conseguenza della precedente domanda, sorge spontaneo chiedersi come mai non esistano farmaci in grado di curare la demenza. La risposta è più semplice di quanto si pensi: al momento non sono del tutto chiari i meccanismi della malattia. Per questo motivo, sviluppare un farmaco partendo da molte incertezze è un compito difficile.

  1. Perché la demenza colpisce più le donne che gli uomini?

In un articolo del 2021 abbiamo trattato quest’argomento. La spiegazione più utilizzata dai ricercatori è che la causa principale sia l’aspettativa di vita maggiore delle donne dato che, con l’avanzare dell’età, aumenta anche il rischio di sviluppo di una demenza. Segue il fattore culturale: un accesso ridotto all’istruzione superiore – soprattutto negli anni passati – potrebbe aver contribuito a tassi più elevati di demenze correlate alle donne. Infine, importante è anche la genetica: diversi studi hanno dimostrato come le variazioni ormonali legate alla menopausa influenzino l’insorgenza della demenza.

  1. È vero che la demenza è ereditaria?

Anche in questo caso, è stato pubblicato un articolo che analizza la domanda. La risposta – contrariamente alla concezione comune – è: falso. Avere nella propria famiglia un malato di demenza non indica necessariamente una sua insorgenza. Dai propri genitori, infatti, si eredita la predisposizione alla malattia e non la malattia stessa. Non a caso, l’incidenza familiare dell’Alzheimer è solo del 5%.

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