Macchina fotografica accanto a delle fotografie. Effetto Mandela

Il nostro cervello è lo strumento più potente che abbiamo. Così potente che è in grado di organizzare e gestire tutte le funzioni del nostro corpo, compresi i pensieri, le parole e le emozioni. Non solo, ma registra ogni evento vissuto e lo immagazzina per un breve o lungo periodo.

Eppure, anche il nostro cervello può sbagliare. È capitato a tutti noi, almeno una volta nella vita, di alterare un episodio che è realmente accaduto o una sensazione che abbiamo realmente provato. In questo caso si parla di “falsi ricordi” o, per usare il termine psicologico, di “Effetto Mandela”.

ORIGINE E DELINEAZIONE DELL’EFFETTO MANDELA

Nel 2009 la studiosa Fiona Broome raccontò, nel corso di un convengo pubblico, di ricordare nel dettaglio i funerali dell’ex Presidente del Sudafrica Nelson Mandela, avvenuto nel 1990. Descrisse anche il discorso tenuto della vedova addolorata durante la cerimonia. Tra i presenti all’incontro erano in molti quelli che ricordavano ogni minimo dettaglio descritto dalla Broome. Il problema? Nelson Mandela morì all’età di 95 anni nel 2013 e non nel 1990. Questo vuol dire che, quando la studiosa tenne quel discorso, l’attivista e leader politico era ancora in vita!

Questo bizzarro episodio permise di fornire una definizione dell’Effetto Mandela: quel fenomeno per cui, a partire da un deficit di memoria, il cervello tende a ricorrere a spiegazioni plausibili pur di non lasciare punti interrogativi o questioni in sospeso nella spiegazione di un evento. Il soggetto è, quindi, convinto di aver visto o vissuto una situazione quando in realtà il falso ricordo deriva da altri ricordi reali, i cui frammenti sono stati ricombinati.

L’effetto Mandela, tuttavia, interessa non solo il singolo soggetto ma la memoria collettiva: più persone condividono il falso ricordo e subiscono la distorsione della memoria. Non è infatti un caso che la maggior parte delle persone presenti al convegno nel 2009 fossero d’accordo con la studiosa.

ALCUNI ESEMPI

Nella nostra quotidianità sono tantissimi gli esempi che possiamo trovare dell’effetto Mandela. Ecco i più comuni:

  1. Nella saga di Star Wars il robot C-3PO non è completamente d’orato ma ha la gamba destra di color argento. Eppure, la maggior parte di noi lo ricorda monocromatico
  2. Il logo della Volvo, per credenza comune, è formato da un cerchio grigio con, all’interno, la scritta Volvo in azzurro. Non è del tutto così perché in alto a destra è presente anche una freccia, spesso dimenticata
  3. In frac, con il cilindro e il monocolo: è così che tutti si ricordano l’omino del Monopoly. Ma in realtà non ha nessun monocolo!
  4. La maggioranza direbbe che Topolino è rappresentato con una salopette rossa, quando invece non indossa le bretelle ma solo i pantaloni
  5. La famosa frase del cartone Biancaneve “Specchio, specchio delle mie brame…” in realtà recita “Specchio, servo delle mie brame…”.

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