Finora non si era mai riusciti a differenziare il dolore acuto da quello cronico sulla base dei segnali cerebrali. Non si era perciò in grado di sapere cosa accade precisamente nel cervello nell’uno e nell’altro caso.

Dolore acuto e dolore cronico

Il dolore è un sintomo che sorge per comunicarci che qualcosa nell’organismo non funziona. Fra i tipi di dolore si distinguono quello acuto e quello cronico.

Il dolore acuto compare improvvisamente come conseguenza di un fattore scatenante (trauma, lesione tessutale, ecc.); esso ha una durata limitata, in quanto scompare una volta risolta la causa. Il dolore cronico, invece, è più insistente del dolore acuto e perdura nel tempo causando disagio nella quotidianità del paziente e alterandone le capacità fisiche e l’emotività. Esso è un dolore patologico e di natura indipendente.

Gli scarsi risultati talvolta ottenuti dal trattamento del dolore cronico derivano dal fatto che esso viene trattato come una forma protratta di dolore acuto.

Dolore cronico: quali sono i segnali nel cervello?

Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience ha individuato i segnali cerebrali legati al dolore cronico. Prasad Shirvalkar, neurologo dell’Università della California, ha impiantato degli elettrodi nel cervello di quattro pazienti: tre affetti da dolore cronico post ictus e uno da dolore cronico da arto fantasma.

I volontari non hanno partecipato alla ricerca attraverso esami svolti in laboratorio, bensì sono stati seguiti nella loro quotidianità. Per i sei mesi successivi, ogni volta che provavano dolore, dovevano compilare un questionario sulla sua intensità e sul suo impatto emotivo. In seguito, attraverso un pulsante, dovevano attivare la registrazione dell’attività elettrica nella corteccia cingolata anteriore e nella corteccia orbitofrontale. Esse sono infatti le due aree cerebrali dove gli scienziati avevano ipotizzato che si verificassero le risposte al dolore.

In questo modo, i ricercatori hanno potuto comprendere cosa accade nel cervello in base al grado di intensità del dolore provato dai pazienti. Di conseguenza, per la prima volta è stato possibile utilizzare l’attività elettrica del cervello come parametro di valutazione del dolore, sicuramente più preciso e misurabile rispetto alla semplice autovalutazione dei pazienti.

I risultati hanno indicato una maggiore attività nella corteccia orbitofrontale, che ha mostrato variazioni di potenza in base all’intensità del dolore. L’attività cerebrale rilevata si è mostrata diversa da quella individuata durante uno stimolo doloroso acuto a cui sono stati sottoposti i volontari. Infatti, mettendo un oggetto caldo a contatto con la pelle, il sistema di machine learning ha registrato una maggiore attività nella corteccia cingolata anteriore.

Quindi, mentre la corteccia orbitofrontale è più legata al dolore cronico, la corteccia cingolata anteriore si attiva di più in caso di dolore acuto. Ciò dimostra che il dolore cronico non è semplicemente una versione prolungata del dolore acuto, ma un evento differente a livello cerebrale.

Ti è piaciuto questo articolo?

Ricevi il riepilogo mensile direttamente sulla tua mail.