Emoji

Qualunque piattaforma e qualsiasi dispositivo è oggi in grado di riprodurre facce, espressioni, oggetti o disegni. Come? Tramite le emoji, simboli pittografici che rappresentano un’emozione, un simbolo o un oggetto.

Il loro paese d’origine è il Giappone: negli anni ’90 la compagnia telefonica DoCoMo di accorse dell’enorme quantità di immagini che i suoi utenti scambiava tramite sms. Per questo motivo creò un set di emoji che vennero utilizzate da compagnie come Panasonic e Sharp. In Italia, arrivarono solo nel 2011 grazie ad Apple, seguita da Android nel 2013.

Ma come vengono percepiti e interpretati questi simboli dal nostro cervello? È quanto analizzato da uno studio dell’Università Milano-Bicocca.

IL RAPPORTO TRA EMOJI E CERVELLO

Ad un gruppo di persone è stato chiesto di osservare delle immagini: fotografie di persone tristi, arrabbiate, felici o impaurite ed emoji utilizzate per descrivere le stesse emozioni. Al contempo, sullo schermo, vi era una descrizione delle emozioni presenti nelle immagini.

Chiedendo ai partecipanti di dare un voto all’attinenza tra parole scritte e immagini, hanno scoperto che l’essere umano è più abile a riconoscere le emozioni delle emoji che dei volti. Probabilmente è perché il nostro cervello li percepisce come facce “semplificate” e quindi più immediate da riconoscere.

Non solo è stata riscontrata una maggiore abilità nel riconoscere le emoji ma anche una maggiore velocità. Non a caso, i risultati hanno mostrato tempi di risposta più rapidi sia per gli stimoli congruenti – quando la parola rispecchiava l’immagine – che per quelli incongruenti – quando la parola non rispecchiava l’immagine. Tutte le emoji, infatti, sono state riconosciute almeno 70 millisecondi prima delle espressioni facciali.

A questo punto le ricercatrici hanno cercato di capire come il cervello interpreti le emoji, scoprendo che le percepisce come volti, ma solo in parte. Il cervello “sociale” delle emoji, infatti, è diverso da quello legato ai volti reali. Infatti, non si attivano le aree innate per il riconoscimento delle facce – FFA e STS. Inizialmente i simboli pittografici vengono considerati come piccoli oggetti da elaborare e, quindi, attivano l’area temporale sinistra.

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