Quando la demenza entra a far parte della vita di una persona, spazza via tutte le certezze, per lasciare posto a paure e incertezze. Colui che soffre di questa patologia, improvvisamente, prova difficoltà nello svolgere le attività più basilari. Così facendo, a lungo andare, la malattia viene stigmatizzata e il malato tende a considerarsi strano, o comunque diverso dagli altri. Ciò provoca una sensazione di isolamento che può essere deleteria. Non solo per il paziente, ma anche per i famigliari. Infatti, spesso la demenza viene considerata come una patologia da nascondere e si tende a provare quasi un senso di vergogna. Per ovviare a questa problematica è fondamentale la socialità.

LA SOCIALITÀ DURANTE LA MALATTIA 

Nella gestione di chi è affetto da demenza senile si stanno affermando modalità che privilegiano l’aspetto umano rispetto a quello medico. La ricerca scientifica si sta concentrando sempre di più sull’importanza di garantire una vita appagante nei soggetti con demenza. Il concetto di fondo è che la socialità è fondamentale. E che esistono due piani, quello terapeutico e quello legato alla possibilità di stare bene nel qui e ora. A prescindere dalla terapia somministrata. Insieme a terapie e cure farmacologiche, dunque, alle persone va garantita la possibilità di vivere bene. Come complemento al percorso di riabilitazione. Come afferma Paola Ossola, docente presso César Ritz Colleges (Svizzera): “è necessario ricreare una normalità all’interno della patologia”.

Un’ora di socializzazione alla settimana migliora la vita e riduce l’agitazione a persone con demenza e Alzheimer. Lo dicono i risultati di uno studio condotto dall’Università di Exeter, dal King’s College di Londra e dalla Oxford Health NHS Foundation Trust del 2017. Alcuni operatori del personale di cura sono stati addestrati a fare interventi semplici. Come parlare ai malati circa i loro interessi e coinvolgerli in decisioni sulla loro cura. Questo, in combinazione con una sola ora a settimana di interazione sociale, ha migliorato la qualità della vita e ridotto l’agitazione dei pazienti. I risultati ottenuti dimostrano che semplici interazioni migliorano significativamente la qualità della vita per persone che spesso rischiano di essere dimenticate dalla società.

LA SOCIALITÀ COME PREVENZIONE

La socialità non è importante solo nel momento in cui la malattia si manifesta. Ma è fondamentale anche a scopo preventivo. Sono numerosi gli studi che sottolineano l’importanza della socialità per i soggetti affetti da Alzheimer. Un articolo pubblicato su Scientific American durante l’estate 2020 indicava la socialità come fattore chiave. Per irrobustire il cervello e prevenire la demenza. Evidenze simili arrivano da Finger (Finnish Geriatric Intervention Study to Prevent Cognitive Impairment and Disability). Il primo studio  sulla prevenzione del deterioramento cognitivo ad essere stato pubblicato ha sottolineato l’importanza dell’interazione sociale come importante fonte di prevenzione.

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